Questa chiesa si trova a nord di Acquasparta, ad est della vecchia Flaminia e della moderna Superstrada E45.
“Si riconosce essere assai antica mediante una memoria in lapide posta nella facciata della Chiesa sopra alla porta principale al di fuori, che guarda a ponente, scritta a carattere gotico, dove si legge essere stata restaurata nell’anno 1312. La detta facciata è di pietra nostrale scalpellinata con una nicchia al di fuori al lato sinistro senza immagine. La circonferenza della porta è parimenti di pietra lavorata. La Chiesa è tutta una navata a tetto”.
Intorno all’altare, nella seconda metà del 1700, vi era un affresco e diverse tele con immagini di Santi come viene attestato da un inventario del 1774, conservato nell’archivio vescovile di Todi.
Oggi, purtroppo appare completamente spoglia e in stato di vergognoso abbandono. A
l lato destro resta in piedi una colonna con sopra l’acquasantiera.
All’esterno, nel piccolo campanile una campana “ben antica e piena di caratteri gotici”.
La chiesa faceva parte di un monastero benedettino facente riferimento a Farfa. La loro origine si colloca intorno alla metà del XI secolo.
Non si può non ricordare come in questo tratto della Flaminia vi fossero chiese e luoghi sacri dedicati a giovani ragazze, vergini e martiri, quali Illuminata e Lucia, Barbara e Restituta e, in fine, Cecilia la patrona principale di Acquasparta.
La devozione e la venerazione di queste figure di “fanciulle” hanno certamente avuto un ruolo fondamentale nel formare, anche nei numerosi pellegrini che per questa via si dirigevano alla città degli Apostoli Pietro e Paolo, l’immagine cristiana della donna “dolce e forte” biblica.
Perché le Istituzioni competenti e deputate alla conservazione dei Beni Culturali non intervengono al fine di salvaguardare un bene che è patrimonio di tutti, comunque non è un bene solo dei padroni dell’immobile che non manifestano per lo stesso, peraltro, alcun interesse?